Raccontami una fiaba





Nella prefazione  che H.C. Andersen pone all' inizio di una sua raccolta ("40 FIABE") parla di un bambino che, in ospedale e senza la mamma,  incontra un giorno, per caso, una mamma senza bambino. I due (non può che essere così nelle favole!), giocano insieme e diventano amici. La donna, che continua ad andarlo a trovare, decide un giorno di raccontargli una fiaba, e Andersen così scrive:
Il bambino, del resto,  era  troppo piccino per divertirsi a sentir leggere: voleva sentir parlare, sentir raccontare per sé solo, nel dialetto cui era abituato; e la donna pure preferiva raccontare, perché aveva bisogno di vedere nei grandi occhi lucenti se il bambino seguiva il filo della novella, e se non si stancava, e se non gli venivano i dolori…”
Chi ha già fatto questa esperienza del narrare ad un bambino o ad una bambina, senza leggere e senza avere immagini da presentare, sa quanto sia ricca e preziosa, per chi racconta e  per chi ascolta. Lo so,  oggi esistono bellissimi libri e persino audiolibri (versione moderna delle vecchie cassette in cui  a raccontare è una voce che il bambino non conosce e con cui non può dialogare), coloratissimi cartoni animati, film coinvolgenti dagli effetti speciali, ma l’ esperienza del racconto "in presenza" di una persona che ti vuole bene e che, per questo, dilata il tempo e l' attenzione,  rimane unica. Ciò che passa attraverso gli sguardi, la mimica e le parole di chi è coinvolto direttamente in questo processo, finisce per nutrire il racconto stesso di un dimensione ulteriore (valoriale, affettiva), rispetto a quella più semplicemente emozionale e cognitiva (se mai è possibile disgiungerle).
Per questo credo che, accanto alle tante altre occasioni di crescita, accessibili per i  nostri bambini, non dovrebbe mai mancare anche questo momento, unico, del raccontare/ascoltare senza avere altro ausilio che la propria voce.
Naturalmente occorre conoscere bene qualche fiaba, ma si può tranquillamente anche inventarne, anzi questo, spesso, aggiunge divertimento al divertimento.
C’ è una sola regola da tener presente: fare in modo che sia un atto d’ amore, non un forzatura, un semplice dovere, altrimenti (e lo sanno bene i genitori o i nonni che ne hanno l' abitudine) non c'è fiaba, seppur bella, che possa suscitare un vero interesse e far divertire entrambi.
In fondo fa bene a tutti noi, grandi e piccoli, lasciare qualche volta a riposo le cose già preconfezionate (il "precotto" va molto nei nostri supermercati) e riappropriarci di esperienze basilari come l’ ascolto e il racconto che, quando si attuano nello stesso momento, in un dialogo aperto, in una comunicazione  che “va e viene”, dinamica, viva, riescono a  costruire esperienze fondamentali di  relazioni autentiche.

Alcuni link utili

fiabe in rete:

consigli/esempi:
mamme nella rete   (e i papà?)

approfondimenti:
(recensione al libro di B. Bettelheim, Il mondo incantato, Feltrinelli)


Acquachiara







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