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Il valore dell'acqua

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Sutra dell'acqua - S. P. © 201 7 Dalle ricostruzioni che gli scienziati della Terra possono fare di ciò che è avvenuto sul nostro pianeta, sappiamo oggi che ogni goccia di acqua ha migliaia di miliardi di anni (almeno 3.900) ed è da questa che ha avuto origine tutta la vita sul nostro pianeta. Anche in noi, così piccoli esseri umani, è elemento indispensabile. A parte la yogini Giri Bala di cui parla Paramhansa Yogananda nel suo "Autobiografia di uno Yogi", raccontandone la extra-ordinaria resistenza, tutti noi potremmo vivere solo pochi giorni, senza l'acqua che permette il trasporto e la distribuzione di tutte le sostanze nell'organismo. Ma essa è molto, molto di più della nostra vita puramente biologica. Ne parla Stefano Sanchini con la più bella poesia moderna che io abbia sentito su questo straordinario elemento primordiale:   SUTRA DELL'ACQUA Acqua per il predatore da tre giorni in caccia  Acqua per l'esausta preda ferita Acqua sui seni giovani e fre

Sempre viva il canto!

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Una canzone del 1972 "Grande, grande, grande", cantata da Mina durante la prima puntata televisiva dello show Teatro 10, diventò in brevissimo tempo uno dei successi più incisivi della sua carriera. Fu un modo, allora modernissimo, di presentare un rapporto d'amore poco lineare e scontato. Il testo, oggi, farebbe sorridere i più: ben altri conflitti e incertezze pervadono i rapporti di coppia. Ma la voce e l'interpretazione di Mina rimane briosa, ironica, dinamica. Nel 1997   Céline Dion e Luciano Pavarotti  ne presenteranno una gradevolissima versione in lingua inglese: "I hate you then I love you" ,  in un magico duetto e ben altri mezzi per l'accompagnamento strumentale.

Resilienza

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Immagine tratta da  sculture-legno-libri-nino-orlandi/ Una storia Zen "Tetsugen un fedele seguace dello Zen in Giappone, decise di pubblicare i sutra, che a quel tempo erano disponibili solo in cinese. I libri dovevano essere stampati con blocchi di legno in un'edizione di settemila copie, un'impresa enorme. Tetsugen cominciò col mettersi in viaggio per raccogliere i fondi necessari. Alcuni simpatizzanti gli diedero un centinaio di monete d'oro, ma per lo più riuscì ad ottenere soltanto piccole somme, Lui ringraziò tutti i benefattori con uguale gratitudine. Dopo dieci anni Tetsugen aveva abbastanza denaro per cominciare l'impresa. E proprio allora il fiume Uji straripò. L'alluvione portò una carestia. Tetsugen prese i fondi che aveva raccolti per i libri e li spese per salvare gli altri dalla fame. Poi ricominciò la sua colletta. Parecchi anni dopo il paese fu colpito da una epidemia. Ancora una volta Tetsugen, per aiutare la sua gente, diede via

La via di mezzo

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https://paveseggiando.files.wordpress.com/2014/04/siddharta.jpg Non si riflette mai abbastanza su affermazioni semplici, eppure dense di significato, come quella attribuita a Siddharta;  "Se tendi la corda oltre misura si spezzerà, se la lasci troppo lenta non suonerà." Ogni volta che le incontriamo possono rinnovare il nostro pensiero e il nostro fare. Come fossero un albero che non smette mai, in modo definitivo, di produrre frutti. Questa frase mantiene viva la sua attualità, può agganciarsi anche oggi ad aspetti della nostra vita presente portando maggiore chiarezza su errori comuni e su false intransigenze. La via di mezzo, linea che sta tra tutti gli opposti estremi e che Siddharta riconosce grazie alla sua illuminazione, è presente come percorso prezioso in molte culture, a testimonianza della sua importanza nella esperienza umana ed anche spirituale (la via rossa dei nativi americani, la medietas dei mistici latini, la via evangelica del “non fare agl

Panikkar e la saggezza del mito

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Con l’ imminenza del nuovo anno, in questo periodo di feste e anche di vecchie e nuove contraddizioni,  mi è di gradevole conforto la lettura di un libro di Maciej Bielawski ( Panikkar   Un uomo e il suo pensiero , Fazi Editore, 2013), che indaga su contraddizioni intelligenti e menti aperte sul mondo. Seppure a fatica, dobbiamo mantenere uno sguardo attento, che non si appiattisca sui luoghi comuni o sulle facili e illusorie promesse da “Paese dei Balocchi”. Abbiamo bisogno di sogni, di favole e di miti perché ci aiutano a tenere sollevata la testa, a non arrenderci, a non stancarci troppo presto di proseguire il viaggio, finché il viaggio stesso ce lo permette. Ma non ci servono luoghi di ristoro scevri da contraddizioni, già pronti e impacchettati per l’ uso o semplici anestetici contro il dolore quotidiano della vita, piuttosto  ci occorro miti affacciati sulla contemporaneità, quelli che, allargando lo sguardo e il respiro, ci aiutino a capire e a vivere la complessità come