Dalla vita alla morte... e viceversa.
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Foto tratta da HUFFINGTON POST francese"Une maman du 11e arrondissement a invité les enfants à dessiner leurs émotions" |
In un articolo su Repubblica di
oggi, “La vita ai tempi del terrorismo spiegata ai
bambini”, Tahar Ben Jelloun, scrittore, poeta e saggista marocchino, sostiene riferendosi ai fatti di Parigi che
“ai bambini bisogna dire la verità”e che “non va sottovalutata la loro capacità
di comprendere anche le cose più orrende e inquietanti”.
Al bisogno dei bambini di comprendere perché un kamikaze
accetti di morire ammazzando gli altri risponde:
“Tutti gli esseri umani hanno un
istinto che si chiama istinto di vita: una volontà naturale di salvarsi la
pelle e di vivere. Mentre questi terroristi che si fanno esplodere in mezzo
alla folla hanno accettato di separarsi dall’ istinto di vita, di sostituirlo
con l’ istinto di morte.”…
“Esistono specialisti che
raccontano loro certe storie, basate non sulla ragione ma su promesse
mirabolanti. Lo fanno servendosi di tecniche che rendono il cervello
malleabile, manipolabile.”...
“Usano parole che corrispondono
alle loro aspettative, come jihad, martirio, paradiso, ricompensa suprema… si
accetta di credere che chi fa la jihad – la guerra contro i miscredenti, quelli
che non credono nel loro Dio – e offre la propria vita in sacrificio, andrà
direttamente in Paradiso, per essere accolto da giovani vergini e fare una vita
molte volte più bella di quella che conosciamo quaggiù.”
Possibile credere a questo?
“…Il fatto è che questi individui
credono in quelle storie, come se dormissero in piedi. Il loro cervello non
funziona più normalmente. Lo hanno scollegato dalla realtà che conosciamo. Sono
persone che non appartengono più al nostro mondo. E proprio per questo sono
pericolosi. Non solo non hanno paura di morire, ma una volta compiuta la loro
missione desiderano la morte con tutte le loro forze.”
E’ così semplice che ho capito
anch’io. Per quanto la realtà sia complessa, assurda e a volte inspiegabile,
esistono punti fermi, verità illuminanti, che sono poi quelle che aiutano i
bambini e non solo, a orientarsi, a scegliere direzioni, a non restare fermi
nella paura o nell’ illusione che fatti come questi non ci possano riguardare
direttamente.
I kamikaze sono zombie. Come gli
zombie del folklore haitiano, sono schiavi (e c’è da chiedersi quale sarebbe il "sale che
dovrebbero assaggiare", secondo alcune tradizioni, per riprendere coscienza),. Gli zombie sono vitali, ma non hanno volontà propria. Come quelli a cui ci ha abituato l’ immaginario cinematografico – accade spesso
che l’ immaginario collettivo sia in grado di anticipare e accompagnare la
realtà (del 1968 è il primo film “La notte dei morti viventi”,
capostipite del ciclo, ora i personaggi della nostra fantasia sono anche in
serie TV) - sono causa di follia collettiva e violenza omicida, metafore della guerra e del razzismo
Si, alcuni punti fermi, da
spiegare anche ai bambini, ci sono:
I kamikaze sono un tipo di zombie
diventato reale purtroppo e la loro jihad è la forma peggiore di razzismo, perchè sopprime la vita. Dovrebbe essere estranea a tutti, credenti e non.
Perchè questo possa realizzarsi, noi adulti conserviamo la speranza. C'è molto lavoro da fare. A cominciare dalla cura (che è anche difesa) della nostra possibilità di parlare e di esprimerci, di elaborare pensieri, idee e sentimenti liberi, di vivere veramente senza aver troppa paura dei "morti viventi".
Non è vero che la vita nasce dalla morte: la vita passa, a volte, attraverso la morte, ma nasce dalla vita, sempre e solo dalla vita.
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